La risposta alla richiesta di soccorso intercettata dagli Astropati era stata accolta con prontezza e la Terza compagnia degli Ultramarine si era recata sul mondo dimenticato di Sphinx. Non era certa l'entità della minaccia, dal momento che la trasmissione era stata frammentaria e con un segnale piuttosto debole. Si erano potute distinguere chiaramente soltanto le coordinate da cui era partito il messaggio e una parola.... “Eldar”.
Arrivati in orbita, la nave madre rilasciò la Thunderhawk, diretta al luogo stabilito. Le reclute erano impazienti, desiderose di dare prova di sé in battaglia, ma il cappellano le redarguì, facendo capire che non si trattava di un gioco e che il voler “fare gli eroi”, per quanto nobile, può inficiare profondamente la missione. Lo scenario che si presentò ai loro occhi, non appena sbarcati, fu dei più terribili. Una profonda desolazione regnava nella piana e solo rovine si stagliavano tutt'intorno. Dei crateri ancora fumanti recavano il marchio indelebile della ferocia dello scontro che lì si era consumato. Gli Eldar avevano fatto tutto questo? Da soli o c'era qualcun altro? E le sorelle guerriere? I cavalieri grigi? Dov'erano? Queste domande tormentavano la mente del cappellano Cassius mentre osservava le forze dell'Imperatore in fase di schieramento: i Land speeder fluttuavano dietro una collina nelle vicinanze, attendendo ordini per andare in perlustrazione, mentre il Rhino e il Crusader stavano scendendo dalla piattaforma, producendo un fastidioso rumore mentre i cingoli scivolavano sul terreno roccioso. L'auspex non aveva ancora individuato niente....ma all'improvviso qualcosa apparve a gittata.
“Cappellano!” Gridò una voce... “c'è qualcosa sul mon...”. Il confratello non riuscì neppure a terminare la frase che una pioggia di saette si diresse verso di loro.
“Eccoli” esclamò Cassius che proprio in quel momento si era voltato, assistendo all'esplosione del land speeder Tornado. Il Typhoon, nelle vicinanze, era stato immobilizzato.
“Stregonerie Eldar! Non avevamo avvertito la loro presenza Signore!” Ma il Cappellano, forte della sua esperienza, riuscì ad appianare lo stupore che aveva colto le truppe, attonite dopo la perdita dei due veicoli da perlustrazione. Cassius abbaiò degli ordini con tutta la velocità di cui era capace ordinando ai cecchini di nascondersi dietro la barricata che si trovava poco più avanti, vicino ad un cratere. Con loro sarebbe andato il Maestro delle Reclute in persona...non era saggio mandare dei novizi in avanscoperta senza una voce anziana di supporto. La squadra Aeterna sarebbe andata sul fianco sinistro, imbarcata sul Rhino, mentre i valorosi Terminator della Prima Compagnia, che fortunatamente avevano accompagnato la spedizione, sarebbero stati agli ordini di Cassius stesso, muovendosi sull'ala destra dello schieramento, protetti nel Land Raider Crusader. Il cappellano, però sospettava che lo scontro non sarebbe stato semplice. Che non si trattava di pochi gruppi sparuti di alieni, ma di un contingente ben armato. Per questo motivo, mentre il Rhino si era già messo in movimento e gli esploratori avevano preso posizione, attese ancora un po' prima di avanzare, aspettando che il pilota della Thunderhawk gli portasse la “presenza veterana” di cui aveva fatto richiesta: l'anziano Bibliotecario Servius. Con i suoi poteri psionici avrebbe potuto contrastare i veggenti nemici.
Intanto erano stati esplosi i primi colpi. Gli esploratori erano stati attaccati dal fuoco dei Guardiani Eldar, nascosti dietro il muro di un edificio nelle vicinanze. Alle loro spalle il torreggiante Avatar aveva urlato qualcosa con voce inumana, in una lingua forse molto antica, di certo incomprensibile agli umani. Il Maestro delle Reclute non si lasciò intimidire e ordinò il fuoco di risposta, rassicurando i suoi sottoposti e ottenendo come risultato la morte di alcuni alieni e ben due ferite piazzate all'Avatar di Khaine, risollevando in tal modo il morale delle truppe. Ma si trattava di un vantaggio momentaneo. I War Walker, forti dei lanciamissili e degli scatter, nel frattempo avevano pesantemente danneggiato il Rhino sull'altro lato del campo, riuscendo a distruggerlo con un colpo penetrante. Il sergente Bastian ordinò prontamente ai suoi di lanciarsi fuori dal veicolo poco prima dell'esplosione. La squadra tattica, ormai impossibilitata a spostarsi agevolmente, si era rifugiata dietro i rottami del veicolo, aspettando l'occasione propizia per raggiungere la collina vicina per ripararsi. Tuttavia, il fuoco nemico continuava a martellarli incessantemente e i fratelli cominciarono a cadere l'uno dopo l'altro.
Sul fianco destro, Cassius decise di correre ai ripari, attaccando direttamente il cuore del contingente nemico. Ma quanto era numeroso il nemico? In cosa consisteva veramente la minaccia nascosta dietro quelle fatiscenti rovine poco più avanti. Fratello Lucius lo avrebbe scoperto. Il cappellano ordinò alla cannoniera di sganciare la capsula d'atterraggio contenente il Dreadnought corazzato. Pochi istanti dopo un sibilo tagliò l'aria e la capsula si manifestò dove stabilito. Lucius sbarcò all'istante, forte del fuoco di copertura del requiem automatico del veicolo, che liberò in parte la via uccidendo alcuni Guardiani. Poi egli fece il resto decimando i Guerrieri nascosti dietro quanto rimaneva della mura di un casolare abbandonato. Ma un colpo ben assestato venuto da lontano, immobilizzò l'eroe veterano. Di fronte al Dreadnought si palesò la reale minaccia aliena, costituita dall'Avatar, posto in copertura, Guardiani, e quegli strani esseri che i registri imperiali chiamano Arlecchini. Ma Lucius non ebbe il tempo di comunicare la scoperta al suo comandante, perché era intento a sopportare il fuoco nemico, rinvigorito dall'arrivo di un veicolo alieno, che aveva appena sbarcato un manipolo di Draghi di fuoco direttamente di fronte al Marine.
Quello che seguì venne chiaramente avvertito da Cassius e i suoi.
Una deflagrazione potente. Nessuna segnalazione radio da Lucius era seguita a questa esplosione. Cassius e Servius si guardarono per pochi secondi, poi ordinarono al pilota del Crusader di portarsi tra il cratere, dove gli ultimi esploratori tentavano l'estrema resistenza, e la facciata dietro cui era atterrato il Dreadnought. L'intento era quello di fronteggiare un attacco imminente, cercando anche per quanto possibile di proteggere le ultime reclute rimaste. Avevano appena fatto in tempo ad arrivare sul posto e a sbarcare, quando la porta dell'edificio che li fronteggiava si spalancò rivelando i Guerrieri d'Aspetto che correvano verso di loro. Pochi istanti dopo il muro intero venne ridotto in macerie dalla furia dell'Avatar, che si avventò contro i veterani mulinando la spada infuocata. Servius urlo “Prepariamoci allo scontro! Coraggio e onore fratelli!”.
“Coraggio e onore!” urlarono i Terminator, brandendo le armi benedette, che sfrigolavano di energia.
Un clangore di lame riempì la piana e il cratere presso cui si svolse lo scontro venne avvolto da fumi e vapori arcani. Soprannaturali.
Seguirono urla strazianti. Poi nulla.
Al centro del cratere Cassius osservava la scena sconvolto, man mano che il fumo si diradava. Alle sue spalle, gli esploratori e il Maestro delle Reclute ormai giacevano a terra esanimi. Di fronte a lui invece nulla più rimaneva di Servius e dei veterani della Prima compagnia, sopraffatti dall'inaspettata vigoria aliena. All'improvviso si fece avanti una di quelle creature. Era un Arlecchino. Una femmina, come mostravano le forme avvolte nel costume a rombi colorati. La maschera di metallo che recava sul volto era del tutto inespressiva, ma il cappellano per un attimo percepì che stava ridendo. Non ebbe il tempo di riflettere su questo pensiero che si era affacciato alla sua mente, colpito dalle movenze di quella Eldar che, inclinando il busto in avanti, con movenze aggraziate, accennò ad una sorta di inchino. Quasi a voler salutare il pubblico alla fine di una rappresentazione teatrale.
Le lenti dell'elmetto dalle fattezze di teschio, brillarono di un rosso intenso, segno della collera che prese il cappellano. Non badò neppure alla nuova minaccia che si era nel frattempo manifestata alle sue spalle. Un aeromobile Eldar era appena giunto e i Vendicatori Implacabili da esso sbarcati lo tenevano sotto tiro. Il cappellano Cassius si lanciò in avanti, seppur conscio della fine che lo aspettava.
“PER MACRAGGE!!!” si sentì rimbombare nella piana.
In lontananza, fratello Arimman dall'alto della collina aveva imbracciato il requiem, cercando di mirare alle sagome non ben distinguibili, avvolte nel fumo attorno al cratere. Varus, si era avvicinato per seguire l'esempio del compagno. Ma Bastian si parò di fronte a loro.
“Pilota!” - disse nella ricetrasmittente- “ Fuoco di copertura tra 30 secondi, poi atterra qui e portaci via”!
“Ma Sergente...”, ribattè Arimman.
“E' un ordine! Non discutete. Caricate i feriti della nostra squadra. L'Apotecario a bordo della nave madre darà loro la pace dell'Imperatore. Andiamo!”
…..............
Il fumo si era ormai del tutto diradato nella piana. Arimman e Varus osservavano da un oblò della cannoniera il campo di battaglia, da cui sembrava che gli Eldar si fossero allontanati.
“I nostri fratelli....chissà se Cassius e Serius sono...”, mormorò Varus.
“Aeterna!”
“Come Sergente?”
“Aeterna. E' il nome della nostra squadra. E' eterna e lo sarà finché anche solo uno di noi resterà in vita per combattere. Non siate affranti per i nostri fratelli. Hanno combattuto fino alla fine per quello in cui credevano. Sono morti da eroi nello scontro che li ha visti protagonisti. Noi invece? Noi non abbiamo preso parte allo scontro. Il nostro veicolo distrutto ci ha costretti ad uno sbarco di emergenza. Abbiamo resistito al fuoco nemico che ci ha colpiti senza sosta. Siamo rimasti in tre ancora freschi di forze in tutta la nostra squadra. In tre avremmo dovuto affrontare l'esercito nemico? Ecco il motivo per cui vi ho fermato. Morire da eroi è un onore per un Ultramarine! Morire da pazzi no. Ricordate gli insegnamenti del nostro Primarca Guilliman......non è saggio opporre un'inutile resistenza ad avversità inaffrontabili, se si ha la possibilità di ripiegare, riorganizzarsi e pianificare il contrattacco”.
I due Marine annuirono.
“Torneremo...è certo! Ma adesso, Macragge ci attende”.
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